Made in Sweden

Le nostre incursioni nella lettura scandinava stanno diventando sempre più frequenti.

Ultimamente abbiamo letto due romanzi stupendi di due autrici svedesi.

Abbandono di Elisabeth Åsbrink

Elisabeth Åsbrink, classe 1965, è una nota scrittrice e giornalista svedese, si è affermata con reportage letterari di argomento storico e sociale che fondono fascino narrativo, una ricerca minuziosa e una profonda sensibilità. Per Iperborea sono già stati tradotti 1947 e Made in Sweden.

Tra romanzo, memoir, saga familiare, inchiesta storica, in questo libro Åsbrink cerca di capire da dove viene il forte senso di solitudine che ha caratterizzato la sua infanzia. La sua indagine la porta a raccontare la vita dei suoi nonni, Rita e Vidal, nella Londra del 1949, anno in cui sua madre, giovanissima, va per la prima volta in Svezia a insegnare inglese. È la rabbia il motore che anima Katherine, alias Elisabeth, nel suo viaggio attraverso l’Europa. Rabbia che deflagra a  Salonicco – da lei definita «capitale dell’oblio» – da cui la famiglia del nonno è fuggita prima che venissero deportati 49.000 ebrei.

Åsbrink usa le parole come lame affilatissime per penetrare nella storia della propria famiglia e nei momenti più tragici e dimenticati della storia d’Europa. Abbandono è un libro imprevedibile perché mischia e alterna un fine approfondimento psicologico ad abbaglianti descrizioni di città, la quotidianità della vita in famiglia al grande affresco storico.

Essere lupo di Kerstin Ekman

Kerstin Ekman è nata nel 1933 in un piccolo villaggio al centro della Svezia ed è considerata una delle più importanti autrici del Nord Europa. Nel 1978 è stata la terza donna a diventare membro dell’Accademia svedese, che ha lasciato nel 1989. È tra le scrittrici più lette in Svezia, dove Essere lupo è già un bestseller.

Ulf, capocaccia in procinto di andare in pensione e affaticato da problemi cardiaci, vede da vicino un maestoso esemplare di lupo maschio. Quell’incontro instaura una connessione tra l’uomo e l’animale: Ulf continua a ripensare al lupo nella sua quotidianità e di notte sogna di essere nella sua mente. Il lupo però è una preda ambita dagli altri cacciatori, che si mettono sulle sue tracce. Questa catena di eventi totalmente inaspettata, spinge Ulf a riflettere sul lavoro a cui ha dedicato la vita, il luogo in cui abita, il proprio posto nella natura. Particolarmente ben riuscita è la caratterizzazione di Inga, la moglie, donna pragmatica e generosa.

Essere lupo è un romanzo asciutto e incantevole che con la sua nitidezza ci ha fatto sentire immerse nell’inverno delle foreste svedesi.

Il classico che abbiamo recuperato:

La saga di Gösta Berling di Selma Lagerlöf. Uscito nel 1891 e classico imprescindibile della letteratura svedese, è il romanzo che ha consacrato Lagerlöf (che sarà poi la prima autrice a vincere il Premio Nobel nel 1909). Saga che ci porta nel paesaggio meraviglioso del Värmland alla rincorsa delle avventure di Gösta Berling, il seducente prete spretato, e della costellazione di strambi personaggi che gli orbitano intorno. Una storia sull’eterno conflitto tra bene e male, ambizione e giustizia, che si legge come un poema cavalleresco.

I prossimi libri che leggeremo:

Breve è la vita di tutto quel che arde, Stig Dagerman: finalmente tradotta in italiano, un’antologia che raccoglie l’opera poetica di Dagerman.

La tua assenza è tenebra, Jón Kalman Stefánsson: dalla Svezia all’Islanda con il nuovo libro di un autore amatissimo. Questa volta Stefánsson ci trasporta in una coinvolgente saga lunga un secolo che comincia in un villaggio sperduto e un uomo che non ha più ricordi del suo passato.

Iperborea vince il Premio Pavese

Nel 2022 Emilia Lodigiani Iperborea, ha vinto il Premio Pavese per l’editoria. Ecco la motivazione riportata sul sito della Fondazione:

La casa editrice Iperborea, specializzata nella letteratura del Nord Europa, vince invece il Premio Pavese 2022 per l’editoria. Fondata nel 1987 da Emilia Lodigiani, oggi affiancata dal figlio Pietro Biancardi, Iperborea “è forse l’esempio più netto e perentorio di che cosa l’editoria italiana volgarmente detta di nicchia possa conseguire”. Fin da subito guidata da idee chiarissime e mete precise, seppur difficoltose, in trentacinque anni di attività è riuscita non solo nella “rilevazione puntuale dei confini di un nuovo continente, ma [nella] vera e propria scoperta che a quei confini geografici corrisponde uno stile intellettuale – e, perché non dirlo, spirituale – inconfondibile e definito”.